Per la storia dell’asilo parrocchiale di Casale sul Sile riteniamo opportuno iniziare con la presentazione di un ritaglio di un giornale locale che risale al 1919:
COMITATO PROMOTORE PER LA FONDAZIONE DELL’ASILO INFANTILE A CASALE SUL SILE.
Salviamo i nostri figli! Salviamo la nostra gioventù! La società avvenire! Reco il grido spontaneo pieno d’angoscia, che erompe dal cuore e dal labbro di ogni persona onesta nel vedere il dilagarsi spaventosa della corruzione e dell’errore minacciando il nostro popolo, che non sia il presente disagio economico. La società tutta sente il bisogno di rinnovarsi su più nobili basi, istruita dalle durissime prove passate e presenti, brama di rifarsi migliore. Ma questo si potrà solo ottenere con un’educazione sana e religiosa, ispirando nella nostra gioventù, i sentimenti cristiani del dovere e del sacrificio. Tanti poveri fanciulli abbandonati alla strada, tanti figli di eroi morti per la grandezza della Patria, aspettano da noi quest’opera di soccorso e di riconoscenza! È per questi alti sensi di Carità Cristiana, di vero amor di patria che i sottoscritti considerando che in questo Comune e in questa Parrocchia non esiste nessuna istituzione che abbia questi nobilissimi fini, si sono uniti in Comitato per unire tutte le forze di tutte le persone caritatevoli affine di fondare un ASILO INFANTILE, principio speriamo di altre istituzioni cristiane e umanitarie. Nella impossibilità pertanto di far principio a questa opera benefica, il sottoscritto Comitato fervidamente domanda la cooperazione caritatevole e generosa della s.v. ill.ma. Nella certezza che il presente invito vorrà rispondere con un’offerta per la buona riuscita di questa causa, il Comitato presenta i più sentiti ringraziamenti e rispettosi ossequi.
Casale sul Sile, 3 ottobre 1919
N.B. Le offerte vanno indirizzate a Rev. don Cirillo Lazzaro vicario parrocchiale di Casale sul Sile.
La Prima Guerra Mondiale aveva lasciato il comune in gravi situazioni economiche per la sospensione del pagamento delle tasse comunali sui terreni e sui fabbricati. Vi erano inoltre molte famiglie ridotte in povertà, che venivano regolarmente aiutate dalla Congregazione della Carità, un organo approvato nel 1874 da re Vittorio Emanuele II.
La guerra aveva causato grandi difficoltà per l’assestamento dell’economia. Nonostante tutto numerosi furono i benefattori che si prodigarono per una sede di un nuovo asilo.
Nel 1920 un piccolo gruppo di suore della Misericordia di Verona sono state chiamate dall’arciprete don Angelo Botter e dal suo vicario don Cirillo Lazzaro per insegnare nel nuovo asilo infantile con sede in un antico palazzo di proprietà della famiglia Saccomani a circa 1km dalla chiesa nel borgo Massiego (attuale via G. Marconi), acquistato con beni del vicario parrocchiale.
Nei pressi dell’asilo fu costruita una baracca dove si allestì un piccolo palcoscenico per i saggi dei piccoli, dopo i quali si era soliti scattare una foto di gruppo.
Sebbene il traffico non fosse intenso come ai giorni nostri, i più piccoli venivano accompagnati dai famigliari, in quanto la polverosa strada che conduceva all’asilo era affiancata quasi tutta da larghi e pericolosi fossati.
La situazione era difficile anche per le suore, che si recavano ogni mattina (e nei giorni festivi anche alla sera per la funzione vespertina) alla chiesa parrocchiale per la funzione religiosa, per poi tornare all’asilo percorrendo l’impervia strada.
Nel 1928 arrivò il nuovo parroco don Giovanni Patrizio, che si trovò subito in una grave situazione: il 25 settembre 1928 la sede dell’asilo fu formalmente venduta alla maestra Angela Maria Bigarella e a suo marito Alcide Passigato per uso abitativo.
Come si può leggere dal documento allegato la maestra si rese disponibile a “lasciare gratuitamente il godimento del fabbricato” fino al 30 giugno 1929, e “se richiesto fino e non oltre il 31 dicembre dello stesso anno a condizione che venga ad esso corrisposto il canone di affitto commisurato in ragione del sei per cento d’interesse su tale capitale impiegato a tale acquisto”, ma a volere subito il terreno, lasciando un piccolo appezzamento gratuitamente alle suore “per la coltivazione di erbaggi”.
L’asilo, dunque, sarebbe stato presto senza una sede. Il parroco lanciò subito un appello perché si costruisse alla svelta un nuovo asilo vicino alla parrocchia, rispondente a tutte le esigenze igieniche e didattiche. Il consenso dei capi famiglia casalesi convocati fu generale.
Don Patrizio disse: “L’asilo infantile è una cellula vivente della parrocchia, i bimbi sono la continuazione della vita spirituale di ogni organizzazione che gradualmente con il crescere aspirano ad incorporarsi.”
Venne costituito un comitato promotore per la raccolta dei fondi, si prodigò per dare ai figli dei contadini e degli operai un luogo sicuro sotto la vigilanza attenta delle suore maestre e una sana educazione morale, religiosa e civile.
In tutte le case arrivò un manifesto da titolo “Perchè l’Infanzia abbia la sua casa. Appello a tutti gli amici di Casale sul Sile“.
Scrive anche il Vescovo di Treviso, S. E. Mons. Andrea Giacinto Longhin:
“Avendo appreso che i buoni fedeli di Casale sul Sile hanno deliberato per iniziativa del Rev.mo Arciprete e di un Comitato apposito di erigere un Nuovo Asilo, che risponda ai bisogni speciali dell’importante Parrocchia, mentre mi rallegro di queste nobili disposizioni, benedico di gran cuore l’Opera e faccio voti che presto possa essere attuata.”
L’8 agosto 1929 don Patrizio si rivolse agli imprenditori per la gara d’appalto, e pose le condizioni per la costruzione dell’edificio.
Innanzitutto, vista la scarsità di risorse economiche, si chiedeva la costruzione in economia, la possibilità di giorni gratuiti di lavoro, un capo operaio e almeno altri due operai, la possibilità che la manodopera gratuita appartenente alla comunità casalese potesse aiutare nei lavori, attrezzi e impalcature gratuite, e che i lavori fossero diretti dall’ing. Mantovani Orsetti.
Ci fu una grande gara di solidarietà per la costruzione del nuovo asilo:
Inoltre, molti Casalesi manovali prestarono opera gratuita.
Apparve anche un articolo sul quotidiano “Il Gazzettino” (anno XLIV n.209, Venezia mercoledì 17 dicembre 1930).
Nel 1931 ci fu l’inaugurazione ufficiale del nuovo complesso sorto con gravi insufficienze soprattutto di carattere economico-amministrativo, ancora prima della costruzione del nuovo fabbricato, come si legge nella lettera del 4 ottobre 1928 della direttrice dell’istituto “Sorelle della Misericordia di Verona”, che lamenta le condizioni di bisogno anche di vestito e calzature delle suore impegnate all’interno dell’asilo e chiede che la comunità locale si prenda l’onere del loro mantenimento. Allegato alla lettera c’è il capitolato di servizio dell’istituto in cui chiede in via di eccezione un assegno in denaro e afferma che, comunque alle suore resta fisso che sia loro fornito granoturco, vino e legna.
Nell’aprile del 1929 in occasione della sagra paesana il comitato pro erigendo nuovo asilo infantile “San Giuseppe” venne organizzata una pesca di beneficienza per soddisfare le esigenze a spese dell’istituto educativo.
Dal bilancio consuntivo del 1929 si può notare che le uscite sono di gran lunga superiori alle entrate, situazione destinata a non migliorare negli anni a seguire.
Vista la grave situazione economica ci furono numerose richieste da parte del parroco di sovvenzioni a cui la federazione provinciale dell’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia richiede i documenti all’asilo.
Per quello che riguarda la frequenza dei bambini all’asilo infantile lo statuto dell’asilo prevedeva che venissero accettati gratuitamente tutti i bambini dai 3 ai 6 anni delle famiglie miserabili della parrocchia e a pagamento tutti gli altri bimbi della stessa età.
L’accoglienza era pure per fanciulli e per il doposcuola e nell’istituzione c’era anche la scuola di lavoro per addestrare le giovanette di buoni costumi nei lavori di cucito e ricamo. La scuola lavoro dell’asilo creava anche gli abiti delle marionette veneziane che l’arciprete con i giovani dell’Azione Cattolica – Compagnia Divertendoti Impara – utilizzava nelle rappresentazioni teatrali nell’aula più grande dove era allestito un palcoscenico anche per le recite dei piccoli.
Dalla relazione sul funzionamento nei riguardi didattico-educativi del 1933 si ricava:
Queste attività vennero svolte fino agli anni 40.
Il programma delle attività che nell’asilo si proponeva di svolgere nel periodo fascista si fondava su:
Con l’avvento di Mussolini, data la ristrettezza dei mezzi di sostentamento, si attuò il razionamento dei viveri di prima necessità, che venivano distribuiti con apposite cedole annonarie, in base al numero dei componenti delle famiglie.
I più colpiti furono gli operai costretti a lunghe fila per il pane, il latte, lo zucchero e la farina. Il comune poi doveva provvedere a tutto per gli sfollati e i poveri.
Alcuni bambini venivano ammessi all’asilo solo per ricevere la refezione calda, per il cui servizio provvedeva l’ONPMI.
L’asilo aveva richiesto almeno 9 lire al mese per bambino, mentre l’ONPMI ne acconsentì al massimo 8 per un totale di 100 bambini da scegliere in numero di 80 per l’asilo di Casale e 20 per l’asilo della frazione di Conscio. Nel dicembre 1938 il parroco di Conscio don Visentin rinunciò alla refezione a causa dell’esiguo numero di bimbi frequentanti l’asilo, favorendo così i bambini di Casale.
La refezione era rigidamente controllata dalle visitatrici Fasciste rigorosamente in uniforme, che annotavano le presenze e la somministrazione dei pasti a turno, in quanto il cibo doveva essere consumato esclusivamente dai bambini iscritti nell’elenco. Eventualmente se a consumare il pasto era un bimbo no iscritto questo doveva essere preventivamente richiesto dal comitato di Patronato comunale all’ONPMI. Questo fa notare come l’asilo fosse in prevalenza una struttura a carattere assistenziale per le classi disagiate.
Nell’immediato dopoguerra i posti non erano sufficienti per tutti e nei registri dei poveri rientravano anche persone che, pur avendo lavoro, non avevano i mezzi sufficienti per andare avanti.
Le aule dell’asilo erano diventate insufficienti.
Don Gino Gomiero (parroco dal 1957 al 1978) e la Madre Superiora Suor Carmelina Nardi decisero il restauro della vecchia costruzione e di aggiungere una nuova ala. A tale scopo fu costituito un comitato promotore.
Il maestro elementare Bortoluzzi, uno dei componenti del suddetto comitato, si premurò con pesche di beneficienza e questua in tutte le famiglie del paese. L’asilo ebbe anche un modesto lascito testamentare e una fortunata vincita al lotto.
Erano assenti le stoviglie per i bambini, le brandine per il riposo pomeridiano e per il Campo Solare.
Furono acquistate le attrezzature necessarie per la ricreazione e i giochi per il nuovo cortile, armadi e banchi per le nuove aule.
I lavori iniziarono nel 1957 e l’inaugurazione ufficiale fu fatta il 19 marzo 1968, festa di San Giuseppe, patrono dell’asilo.